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Particolare della facciata originale di palazzo D'Avalos del XV secolo. |
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lato est |
Storia ( Tratto da Wikipedia)
Secondo alcune ipotesi la sua origine è medievale, ma mancano dati certi, tuttavia la prima menzione è in un atto riportato dal cronista seicentesco
Nicola Alfonso Viti che cita il condottiero
Giacomo Caldora feudatario di Vasto che nel
1427 sanziona un indennizzo per i
frati agostiniani poiché egli stesso ha utilizzato parte del loro orto o giardino e dimorato nella relativa fabbrica ciò, forse starebbe a provare che il nobile di Vasto non avrebbe restaurato un vecchio edificio ma ne avrebbe costruito uno nuovo di zecca. Successivamente questo palazzo viene elogiato per la sua magnificenza, tra cui
Flavio Biondo nel
XV secolo lo definisce "superbissimo", ma del palazzo originario non ne rimangono altre descrizioni né in particolar modo immagini. Comunque l'esame dei muri fa intendere che il palazzo originario avesse all'incirca lo stesso perimetro, la stessa altezza e lo stesso numero di piani dell'attuale, tuttavia rimane qualche perplessità sul lato che dà sul mare che nel corso dei secoli ha subito molte modifiche. Con la caduta dei
Caldora Vasto venne concessa ai
de Guevara a cui viene attribuito il completamento del fabbricato e dopo vari avvicendamenti Vasto nel
1496 passo ai
d'Avalos. I d'Avalos preferirono questa dimora a discapito del castello e questo palazzo divenne, nella loro signoria, un centro direzionale di Vasto: in questo palazzo dimoravano anche
Ufficiali,
Assessori ed altri
funzionari oltre al vice-
marchese che curava la rappresentanza dei d'Avalos in loro assenza. Nel
1456 forse il palazzo fu danneggiato da un
terremoto, in seguito passò un periodo di oblio giacché il marchese Alfonso si recava di rado nei suoi possedimenti abruzzesi. Per contro, nel
1552 furono ordinati dei restauri dal suo successore Francesco Ferdinando, un documento notarile custodito nell'
Archivio di Stato di Lanciano attesta che i lavori principali interessarono
volta, coperture,
solai e tramezzature in legno. Successivamente Francesco Ferdinando Gran Camerlengo del Regno di Napoli nel
1568, divenuto
Viceré di Sicilia, prese dimora a
Palermo ed entro due anni dopo il palazzo di Vasto era stato distrutto dalle lotte degli stati cristiani contro gli
ottomani.
Piyale Pascià, sconfitto l'anno precedente, volle prendersi nel
1566 una rivincita saccheggiando l'
Italia meridionale assalendo anche Vasto approfittando dell'assenza del marchese. Il palazzo, quindi, fu assediato ed incendiato dalle truppe del
pascià, indi il palazzo bruciò per dieci ore, tuttavia l'incendio non distrusse completamente il palazzo. Sulla consistenza dei danni le fonti non sono chiare tra cui alcune fonti citano che rimasero i muri perimetrali pericolanti. Tra l'altro i solai, il tetto ed i muri divisori sicuramente andarono distrutti e verosimilmente restarono degli ambienti voltati al pianterreno e gran parte della zona nord dove vi si preserva ancora il portale di accesso al
piano nobile, mentre sono state portate di nuovo alla luce all'altezza del
mezzanino due porte.