Il giorno 12 Aprile 2017 presso l’Università G. d’Annunzio di Pescara – Facoltà di Architettura si è laureato Giuseppe Smargiassi con una tesi intitolata “Il nuovo bordo della Città del Vasto – Parco e Museo Archeologico”, relatore il Chiar.mo Prof. Arch. Ludovico Micara, Ordinario di Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura di Pescara, il neo-dottore in Architettura si è avvalso della preziosa collaborazione dell’Archeologo Andrea Rosario Staffa della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Abruzzo – Chieti e dell’Architetto Fernando Cipriani; una collaborazione che ha regalato alla Città del Vasto anche la nuova quanto preziosa e aggiornata Carta Archeologica 2016.
Di seguito riporto la relazione del neo laureato Giuseppe, amico di lunga data, pubblicata nel libro presentata alla commissione di Tesi.
Colgo l’occasione per fare gli Auguri più belli a Giuseppe al padre Mastro Gino e alla mamma Elvira.
Obiettivo Progettuale
Il mio studio si propone di riunificare nell’ambito del perimetro dell’area in esame tutte quelle realtà, di diversa natura e valenza, che attualmente risultano completamente slegate tra loro o non in sintonia con le preesistenze archeologiche.
Si tratta di combinare in un’unica idea di progetto i resti archeologici in parte messi in luce nel 1974, quelli che verranno scavati nelle prossime indagini conoscitive, l’abitato circostante, il percorso archeologico esistente, ma incompleto.
L’area di studio è l’insieme di molteplici elementi realizzati in epoche diverse, articolate e assemblate senza un’idea comune ed unitaria.
Convivono alti muri edificati in laterizio, cancelli, inferriate di metallo, quinte di edifici storici in parte abbattuti. Suggestive le pareti esterne dell’antica chiesa di San Antonio (sec. XII) che svolgono il ruolo di perimetro all’area e da sfondo con evidenti tracce di intonaco. Spioventi di copertura, mattoni in aggetto addossate alla chiesa, che facevano parte dell’ex convento di San Francesco, abbattuto subito dopo la frana del 1956. L’Arena delle Grazie, un oblioso elemento di cemento armato. Le Peschiere, prima espansione della città fuori le mura di epoca Napoleonica, oggi così chiamate, perché vi risiedevano i pescatori; un bordo, una semplice linea di divisione tra abitato e campagna, ma uno spazio con un suo spessore abitabile e quindi con una propria indipendenza figurativa, che in questo momento è lasciato ai margini del Centro Storico, un bordo che svolge sì il ruolo di chiusura dell’abitato, ma l’occasione del Parco dà vita all’integrazione delle differenze del luogo.
I margini dell’area possono essere una recinzione “trasparente” che regola il discorso degli accessi e della fruibilità delle parti. Attualmente si verifica una negazione dell’area archeologica da parte del tessuto urbano circostante, infatti le alte mura perimetrali, le alte recinzioni e l’area dell’Arena, impediscono la naturale integrazione, che deve esistere tra l’antico e il nuovo, nel complesso sviluppo storico-urbanistico della città.
L’area delle terme, parte integrante della città, rappresenta la memoria della forma urbana e deve essere vissuta dalla popolazione come luogo aperto, fruibile durante la giornata, ma nello stesso tempo custodito come se fosse una piazza o una strada. Ho cercato di trasformare l’area delle Terme da semplice e tradizionale zona archeologica a vero e proprio Parco Archeologico Urbano.
Il progetto vuole rendere fruibile le diverse componenti del Parco, restituendo senso ai resti visibili e contestualizzandoli nel paesaggio storico, (visibilità, eliminando tutte le barriere che impediscono la percezione del sito; percorsi, realizzando un percorso archeologico che permetta la percezione dello spazio del Parco, il vedere i resti delle mura, l’osservare i mosaici tramite una passerella in acciaio e vetro; forme di comunicazione, architettonicamente parlando, la forma della copertura può e deve rappresentare un mezzo di informazione del sito; accessibilità alle diverse tipologie di visitatori, l’area deve essere accessibile sia dalla persona di terza età sia dalle scolaresche per le attività didattiche sia dagli impiegati; eventuali strutture per esposizioni e per attività di comunicazione divulgativa, che possono essere le mostre temporanee, che si possono svolgere nel terrazzo e le relazioni audio-visive che si svolgeranno nella sala conferenza; attività di ricerca e attività scientifica di laboratorio, che si svolgeranno nei laboratori di archeologia).
Prendendo in considerazione anche le eventuali attività didattiche ed educative realizzabili all’interno del Parco (percorsi guidati, laboratori didattici, archeologia sperimentale).🎓🎓🎓
Si tratta di combinare in un’unica idea di progetto i resti archeologici in parte messi in luce nel 1974, quelli che verranno scavati nelle prossime indagini conoscitive, l’abitato circostante, il percorso archeologico esistente, ma incompleto.
L’area di studio è l’insieme di molteplici elementi realizzati in epoche diverse, articolate e assemblate senza un’idea comune ed unitaria.
Convivono alti muri edificati in laterizio, cancelli, inferriate di metallo, quinte di edifici storici in parte abbattuti. Suggestive le pareti esterne dell’antica chiesa di San Antonio (sec. XII) che svolgono il ruolo di perimetro all’area e da sfondo con evidenti tracce di intonaco. Spioventi di copertura, mattoni in aggetto addossate alla chiesa, che facevano parte dell’ex convento di San Francesco, abbattuto subito dopo la frana del 1956. L’Arena delle Grazie, un oblioso elemento di cemento armato. Le Peschiere, prima espansione della città fuori le mura di epoca Napoleonica, oggi così chiamate, perché vi risiedevano i pescatori; un bordo, una semplice linea di divisione tra abitato e campagna, ma uno spazio con un suo spessore abitabile e quindi con una propria indipendenza figurativa, che in questo momento è lasciato ai margini del Centro Storico, un bordo che svolge sì il ruolo di chiusura dell’abitato, ma l’occasione del Parco dà vita all’integrazione delle differenze del luogo.
I margini dell’area possono essere una recinzione “trasparente” che regola il discorso degli accessi e della fruibilità delle parti. Attualmente si verifica una negazione dell’area archeologica da parte del tessuto urbano circostante, infatti le alte mura perimetrali, le alte recinzioni e l’area dell’Arena, impediscono la naturale integrazione, che deve esistere tra l’antico e il nuovo, nel complesso sviluppo storico-urbanistico della città.
L’area delle terme, parte integrante della città, rappresenta la memoria della forma urbana e deve essere vissuta dalla popolazione come luogo aperto, fruibile durante la giornata, ma nello stesso tempo custodito come se fosse una piazza o una strada. Ho cercato di trasformare l’area delle Terme da semplice e tradizionale zona archeologica a vero e proprio Parco Archeologico Urbano.
Il progetto vuole rendere fruibile le diverse componenti del Parco, restituendo senso ai resti visibili e contestualizzandoli nel paesaggio storico, (visibilità, eliminando tutte le barriere che impediscono la percezione del sito; percorsi, realizzando un percorso archeologico che permetta la percezione dello spazio del Parco, il vedere i resti delle mura, l’osservare i mosaici tramite una passerella in acciaio e vetro; forme di comunicazione, architettonicamente parlando, la forma della copertura può e deve rappresentare un mezzo di informazione del sito; accessibilità alle diverse tipologie di visitatori, l’area deve essere accessibile sia dalla persona di terza età sia dalle scolaresche per le attività didattiche sia dagli impiegati; eventuali strutture per esposizioni e per attività di comunicazione divulgativa, che possono essere le mostre temporanee, che si possono svolgere nel terrazzo e le relazioni audio-visive che si svolgeranno nella sala conferenza; attività di ricerca e attività scientifica di laboratorio, che si svolgeranno nei laboratori di archeologia).
Prendendo in considerazione anche le eventuali attività didattiche ed educative realizzabili all’interno del Parco (percorsi guidati, laboratori didattici, archeologia sperimentale).🎓🎓🎓
Laboratorio di falegnameria del Maestro Gino Smargiassi |
La mano del grande Mastro Gino all'opera per l'ultimo ritocco! |